Storia del marmo
Il marmo nasce circa 200000000 di anni fa sotto un mare che allora ricopriva il nord della toscana. Lunghi e
dolci movimenti della crosta terrestre hanno fatto emergere giovani montagne a ridosso della costa. Ma in
questa specifica circostanza la roccia emersa era una roccia saccaroide dal caratteristico colore bianco.
Il marmo bianco non è nient'altro che carbonato di calcio che le alte temperature del sottosuolo terrestre,
causate dallo sfregamento di due placche tettoniche, hanno cristallizzato. Dopo milioni di anni, queste
montagne vennero abitate dall'uomo e la prima testimonianza, ad oggi, di presenza umana è datata tra il
III-IV secolo a.c. quando queste zone erano abitate dalla bellicosa popolazione dei Liguri-Apuani.
Della loro presenza in questi luoghi non è rimasto molto ed ancor meno è rimasto a testimonianza del loro
rapporto con il marmo delle Alpi Apuane. Nelle loro tombe non sono stati infatti trovati oggetti di marmo
bianco se si esclude un piccolo monile, forse parte di una collana, scoperto in una zona tombale. Non è certo
neppure, sempre per quanto riguarda il periodo pre-romano, l'utilizzo del marmo bianco da parte della
popolazione etrusca.
Maestosamente chiaro è invece l'utilizzo che del marmo fecero i romani.
I romani nei primi decenni del II secolo a.C., nella loro avanzata verso nord, entrarono ripetutamente in
contatto con i Liguri-Apuani, numerose battaglie furono necessarie per avere la meglio sulla popolazione
indigena e solo nel 180 a.C., con la deportazione di una grossa fetta della popolazione locale, i Romani
ebbero il pieno controllo della zona. Un'altra ribellione di Liguri-Apuani, in realtà avvenne anche nel
155 a.C. quando però la popolazione indigena poteva già essere considerata sotto il pieno controllo romano.
Nel 177 a.C. fu fondata la colonia di Luni e con essa prese il via anche l'estrazione del marmo dalle Apuane.
Numerosi furono gli utilizzi che se ne fece a partire dalla fine dell'età repubblicana fino quasi alla fine
dell'impero, per avere un esempio della notorietà del marmo "lunense" in Roma ecco qui un piccolo elenco:
Il Pantheum di Agrippa (27 a.C), la Piramide del Cestio, il Portico di Ottavia, il Tempio di Apollo Palatino
e quello della Concordia, il Foro e la Colonna Traiana, l'Arco di Costantino e la strada che Domiziano si
fece costruire con marmi lunensi intitolata a suo nome (oggi distrutta). In aggiunta basti ricordare che
alla fine dell'età augustea, a Roma si potevano ammirare 14 acquedotti, 150 fontane, 118 terme, 100000 statue,
10 colossi e 485 obelischi tutti in marmo. Già prima della caduta dell'impero il marmo smise di essere
estratto e solo attorno all'anno 1000, terminate le invasioni barbariche, il marmo viene riscoperto e
ricercato non solo per realizzare lastre di copertura per pavimentazioni, canali, mortai, ma anche come
ornamento di edifici e come materiale privilegiato nella costruzione di chiese e opere sacre.
Il Duomo (1069) e il Battistero (1163) di Pisa, il Duomo di Carrara edificato su disegno di Andrea Pisano,
le famose costruzioni sacre di Assisi e di Orvieto, ne sono alcuni esempi.
Ma dobbiamo arrivare al Rinascimento per veder la pura e candida pietra apuana trasformarsi in immortale
simbolo della genio umano. È qui, nell'alta toscana, che Michelangelo era solito recarsi per
scegliere personalmente il marmo ed è forse qui che la sua mente ha associato la forma della roccia appena
staccata dal monte a capolavori quali il David, il Mosè o la Pietà, che le sue mani quasi come opera divina,
hanno liberato dal bianco marmo da cui erano avvolte.
Ed è sempre con il marmo di Carrara che Bernini crea il gruppo "Apollo e Dafne" e Canova immortala la
bellezza di Paolina Borghese.
Il marmo continua ad affascinare anche in età contemporanea artisti ed architetti di tutto il mondo: da
Adolfo Wildt a Mario Sironi e Arturo Martini, fino ad Henry Moore, Arturo Dazzi e Francesco Messina. E il
marmo di Carrara viene impiegato pure nell'Arche della Defènse a Parigi.
Chiudiamo questa telegrafica storia del marmo con l'elenco dei principali marmi che le giovani e maestose
Alpi Apuane hanno offerto, offrono ma non so se continueranno ad offrire alla fatica, al genio ed anche alla
vanità e cupidigia dell'uomo:
- Bianco. La pasta è bianco-perlacea; se vi sono piccole venature grigiastre non diminuiscono il valore della roccia.
- Statuario. è il piĆ¹ pregiato ed è utilizzato in scultura, fin dal tempo dei romani, per il suo colore bianco avorio e per la fine tessitura cristallina. Oggi è molto raro.
- Venato. Presenta venature color grigio che attraversano il fondo bianco o appena grigiastro.
- Arabescato. Ricco di venature grigie che disegnano una trama, un arabesco.
- Calcata. Ha venature giallo crema su una pasta di fondo bianca o color avorio. è di gran pregio.
- Bardiglio. La pasta di fondo ha una colorazione grigia per la presenza di finissimi cristalli di pirite nella tessitura della roccia.
- Cipollino. Così chiamato perchè le sue striature grigio verdastre molto marcate ricordano la struttura interna della cipolla.